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da Corriere della Sera 07 giugno 2002:

Piersanti: una terra fuori dal tempo

Una terra senza tempo, eppur concreta, popolata da pastori e personaggi fantastici quali la fata-farfalla Morgana, folletti, streghe, oppure lo "sprovinglo", il diavolo contadino delle Cesane. E poi da Madre Natura, selvaggia e tenera, con tutte le sue variegate epifanie come il cardo azzurro e il pungitopo. Una serie di luoghi che evocano le Bucoliche, un elenco di piante e animali, che richiama al catalogo pascoliano di Mjricae. Nella sua nuova prova poetica, intitolata Nel tempo che precede, appena edita da Einaudi, Umberto Piersanti si inchina religiosamente a rendere omaggio alla propria terra, le colline che attorniano Urbino, il Montefeltro, là dove le asperità montuose d'Appennino si acquietano e prendono forma di salto dolce di gazzella.
Stilisticamente Piersanti appartiene a quel territorio classico di chi ha percepito la propria assoluta incompatibilità con le avanguardie e il Gruppo '63. Nelle sue composizioni incontriamo così echi dei lirici greci, di Virgilio e Ovidio, un'affiatamento aulico con il Carducci, il tormento "gioioso" del Pascoli, il dolore panico del Leopardi. Tuttavia non si pensi a un autore antinovecentesco. Anzi, il poeta urbinate si muove affiancandosi idealmente a Bertolucci, Caproni e Mario Luzzi. Attraverso un lessico tipico del parlato marchigiano, che non si vergogna di far uso talora del dialetto, Piersanti crea un pastiche linguistico unico, figlio dell'oralità contadina. Colpisce poi il passaggio dalle descrizioni rurali e dal tempo mitico dell'infanzia a eventi familiari recenti e del presente: l'io narrante si rivolge al padre morto e a Jacopo, il figlio, che vive "in un castello chiuso e separato" colpito in tenera età da autismo. Nel vortice del dolore, in cui convivono contemporaneamente nello stesso poeta i ruoli di padre e figlio, Piersanti trova una pacificazione in sé, un senso alla presenza di Jacopo ("che vive altrove/ il suo sorriso arriva/ da non sai dove") e alla morte del genitore tanto amato ("padre che mi tenevi/ per la mano.../ alla casa mi guidi lontana/ e spersa"). E il tutto accade in un tempo inesistente, che precede il nostro esistere, a cui si accede inconsapevoli ma dove di colpo si scopre che la vita è "fragile e assurda,/ vita anche lieta".

Franco Manzoni

 
 
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